Il post di questa settimana lo sto scrivendo proprio ora, proprio all’ultimo minuto. Alla faccia dell’organizzazione e dei suggerimenti degli esperti (che consigliano una  programmazione trimestrale del blog).  Fino a ieri pomeriggio, l’idea era quella di scrivere un post sull’importanza delle sconfitte e delle delusioni anche quando si è piccoli. Volevo argomentare la tesi che, anche per un bambino, una “bocciatura” a scuola o nella vita può essere un’opportunità di crescita, se vissuta bene.

Il motivo? Ieri avremmo saputo il risultato del primo esame della vita di nostro figlio, che ha 9 anni. Tornando a casa avevo anche comprato un vassoio di pasticcini: per festeggiare in caso di promozione, per fare il pieno di coccole in caso di bocciatura. Alla fine è stato promosso e abbiamo festeggiato, ma le riflessioni che questa prima prova di Lorenzo mi hanno provocato le condivido comunque. Del resto, gli esami non finiscono mai.

 

Questione di aspettative

 

Ho pensato alle aspettative che ho nei confronti di mio figlio, a quelle che i miei genitori avevano su di me, a quanto  talvolta mi è pesato e talvolta mi ha stimolato tutto questo. I miei genitori davano quasi per scontati tutti i miei successi (o almeno così lo percepivo io). Non scontati nel senso che non meritassero di essere festeggiati, ma loro davano per scontato che ce l’avrei fatta sempre e comunque, e questo mi ha sempre provocato una certa ansia da prestazione. I risultati li cercavo per non deluderli, più che per non deludere me stessa.

 

Come un’equilibrista

 

Ho pensato che una delle cose più difficili dell’essere genitore è trovare l’equilibrio in tutto. Essere presenti ma non ossessivi. Stimolare ma non pressare. Aiutare ma non sostituirsi. Guidare ma non reggere. Fissare delle regole ma non ingabbiare. Vorrei che esistesse un personal trainer da genitore che, nascosto nel taschino della camicia, fosse lì a controllare quel che faccio e potesse correggermi in tempo reale. Non che voglia essere una mamma perfetta. Anzi. Però non vorrei che i miei sbagli possano pesare a tal punto su mio figlio da renderlo insicuro e fragile.

 

 

Siamo diversi, per fortuna!

 

Ho pensato che dovrò sempre ricordarmi che (per fortuna) Lorenzo è Lorenzo. Non sono io. Ha un carattere diverso, attitudini diverse, talenti diversi e debolezze diverse. Non è necessario che mi ripeta che lo devo amare sempre, anche se è diverso da me. Questo non faccio la minima fatica a farlo. Ma è importante che lo capisca anche lui: che non c’è un modo giusto e uno sbagliato per meritare il nostro amore di genitori. Quello è incondizionato e lo avrà sempre, anche se in grammatica è un disastro, se fa fatica a concentrarsi ed è un gran disordinato. Anche perché ha mille altre doti: una grande inventiva, un’infinita sensibilità, grande curiosità e capacità di osservazione. Ecco vorrei capire come stimolarlo a migliorarsi, senza che viva tutto questo con un senso di inadeguatezza. Qualcuno ha suggerimenti please?

 

Ah, per la cronaca il primo esame della vita di Lorenzo è stato il 1° livello del Trinity. Lo ha passato con un onorevole voto C (il voto minimo per la promozione) e siamo più che soddisfatti così.

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