Ci voleva una motivazione forte per uscire dal blocco creativo che mi vede assente da tanto tempo dal mio blog. Eccola qui: i miei Fridays For Future.

Il titolo l’ho preso in prestito dal movimento mondiale formato da giovani e studenti, nato dal coraggio di una ragazzina con le trecce e il viso sbarazzino che si chiama Greta Thunberg. La 15enne svedese ogni venerdì protesta davanti al parlamento di Stoccolma ed esorta le classi dirigenti a ‘darsi una mossa’ per fermare il cambiamento climatico. Una battaglia la sua, partita in sordina il 20 agosto scorso e che in pochi mesi si è trasformata in un movimento globale senza precedenti (tra l’altro la prossima settimana Greta sarà a Roma).

Greta che piace ma divide

In realtà Greta, come spesso avviene in questi casi, ha diviso l’opinione pubblica. Perché, a fianco di quelli che la portano ad esempio come simbolo di una generazione che si vuole riappropriare del suo futuro, ci sono i detrattori e anche quelli che la guardano con un misto di odio e amore. E’ il sentimento che un mio ex compagno di Liceo, racconta perfettamente nella sua lettera che il Corriere della Sera ha pubblicato quache settimana fa:

Greta Thunberg, fondatrice del movimento Fridays For Future

“Mi presento, sono Antonio Bombelli, Direttore della Divisione sugli Impatti del Clima sugli Ecosistemi, del CMCC, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Sembra che finalmente la presa di coscienza sui rischi del riscaldamento globale, e sulla necessità di intervenire subito in modo incisivo, sia diventata collettiva. Bisogna ringraziare una ragazza di 16 anni, che ha avuto il coraggio di provare a rivolgersi ai politici e ai negoziatori sul clima e la determinazione per riuscirci. Questo è sicuramente positivo. Tutte le forme di lotta hanno bisogno di un simbolo, un simbolo di facile presa sulla popolazione e facilmente utilizzabile dai media. Lasciatemi dire, però, che tutto questo è anche molto triste!
Ci sono migliaia di scienziati di altissimo livello che da decenni hanno studiato e previsto i fenomeni legati al cambiamento climatico, le cause e le loro conseguenze, che hanno dedicato tutta la loro vita per questo. E adesso il simbolo di tutto ciò è una ragazza che se ne sta interessando da pochi mesi, e che ha il merito di dire quello che altri hanno scoperto. E che magari vincerà il Premio Nobel. Probabilmente se lo merita, e la mia comunità dovrebbe interrogarsi sul perché non sia riuscita a fare, a livello di comunicazione, quello che una ragazza ha fatto in pochissimo tempo. A parziale giustificazione c’è il fatto che la comunicazione non è certo il lavoro principale degli scienziati. Anche il mondo dei media ha le sue responsabilità, preferendo (peraltro comprensibilmente!) l’energia di una giovane dalle bionde trecce, al grigiore di uno scienziato stempiato.
Paradossalmente penso che, nonostante tutto, vada bene così! Non importa chi sia a veicolare il messaggio, ma l’importante è raggiungere l’obbiettivo di fare veramente qualcosa per contrastare il cambiamento climatico. Quindi evviva Greta e tutte le altre Grete che verranno. Lo sciopero per il clima è un’iniziativa grandiosa che poteva nascere solo dai più giovani: sono loro che devono prendere in mano il futuro e far capire agli adulti che ci governano che non c’è più tempo da perdere. A tutti loro darei il Nobel per la Pace.”
Antonio Bombelli, Roma

Il mio impegno: meno plastica!

Fatto sta che anche grazie a Greta e al maggiore risalto che si sta dando a questi temi, ho deciso di fare anche io qualcosa.

Parlarne ovviamente, ma soprattutto, fare qualcosa concretamente, riducendo i miei sprechi. Soprattutto quelli relativi agli imballaggi. Quel che mi propongo nell’immediato è di ridurre sensibilmente i miei rifiuti di plastica.

Per fare questo sto lentamente cambiando alcune mie abitudini e, dalla prossima settimana, ogni venerdì, vi racconterò quali.

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