Comincio con una premessa: adoro stare con i giovani, soprattutto quelli di talento. E di talento i giovani sono pieni, anche se spesso non lo sanno neanche loro. Dovremmo stare di più con i ragazzi, ascoltarli di più e sostenerli di più. Ne riceveremmo in cambio una carica di ottimismo e positività e quella sensazione che tutto …in fondo in fondo…può essere possibile!

Detto ciò, veniamo al dunque: non esco moltissimo, non vado a tanti concerti o spettacoli teatrali, eppure nell’ultima settimana l’ho fatto per ben due volte. E per ben due volte mi sono ritrovata in platea ad applaudire dei giovani. Mi sono chiesta come mai, a quasi 45 anni, mi riconosco di più nei messaggi che lanciano loro rispetto a quelli di alcuni miei coetanei. Una risposta non l’ho trovata, ma alcune riflessioni voglio condividerle con voi.

Francesca Michielin al Quirinetta di Roma

Francesca Michielin di anni ne ha appena 23. Ho dovuto leggere e rileggere più volte il suo anno di nascita per crederci. La seguo da quando ha vinto X-Factor: il suo timbro vocale e il suo modo di porsi e di scrivere canzoni mi ha sempre colpito. Quando l’ho vista per la prima volta dal vivo due anni fa, sono rimasta impressionata anche dalla sua bravura. E’ entrata sul palco del Quirinetta, quasi spaurita, mi ricordava la più piccola delle mie nipoti, Francesca. Eppure, completamente da sola su un palco, ha – con pari disinvoltura suonato la tastiera, il basso e la chitarra, le percussioni e la loop station. Ha cantato, interagito con il pubblico, caricato tutti di energia.
L’ho rivista la scorsa settimana a distanza di due anni. Stesso palco, questa volta condiviso con una band di coetanei. Francesca mi ha trasmesso la sensazione di una ragazza appassionata e professionalmente preparata, che quel che ha raggiunto se lo è sudato giorno dopo giorno. Mi ha insegnato (a me che ho il doppio dei suoi anni) che se ci si dedica a una passione con serietà, costanza, impegno e gioia, si può raggiungere qualunque obiettivo. E lo si può fare con onestà e umiltà, rimanendo coerenti con noi stessi e divertendoci. Cantando testi scritti da una ventenne, che però possono raccontare anche le emozioni di chi vent’anni non li ha più.

Luca nella data romana del suo “One man Show”

Le stesse identiche sensazioni me le ha trasmesse un giovane piemontese dagli occhi azzurri. Lui di anni ne ha 25 e arriva da Torino. Di professione: illusionista. Si chiama Luca Bono. A 17 anni ha vinto il Campionato Italiano di Magia, due anni dopo si è aggiudicato il Mandrake d’Or, riconosciuto come l’Oscar dell’illusionismo assegnato ogni anno ai più promettenti talenti internazionali. Ha girato il mondo con Arturo Brachetti, e a 25 anni ha già il suo “One man show”.
Ero in platea ad applaudirlo al Teatro Ambra Jovinelli e ho avuto la fortuna di conoscerlo e parlare con lui.

Anche Luca mi ha insegnato qualcosa (che in realtà ho sempre saputo): che avere una passione grande è la più grande fortuna che si possa avere. Che ogni obiettivo si può raggiungere se si lavora sodo e con il sorriso. E se poi anche non si riesce a fare della propria passione un lavoro, valgono sempre le parole che mi ha detto un altro giovane, Mirkoeilcane: anche solo per tre minuti ogni giorno, bisogna coltivare sempre una propria passione, un angolino tutto nostro in cui poterci rifugiare nei momenti difficili.

Parlando di giovani e di quanto possiamo imparare da loro, non avrei bisogno in realtà di andare così lontano. Ho tre validi esempi sotto gli occhi: i miei nipoti Shata, Francesca, Damiano. Tre sogni diversi, tre caratteri diversi, tre storie diverse. Ma tre giovani a cui penso e a cui mi ispiro per diventare ogni giorno un po’ grande anche io!
Grazie ragazzi. Per fortuna che ci siete voi!

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