Mi chiedevo stamattina: gli errori sono condanne o possibilità? Me lo chiedevo perchè facciamo errori continuamente. Alcuni ci scivolano addosso. Altri invece lasciano un segno profondo e duraturo e rischiano di essere vissuti come veri e propri fallimenti.
Me lo chiedevo perchè è un tema che sento molto mio. Ce ne sono di importanti nella mia vita, e il loro fardello temo farò fatica a scrollarlo dalle spalle.
Fanno male i fallimenti, lasciano un vuoto dentro difficile da colmare. Ma, cosa ancora più grave, caricano di un tale livello di ansia (parlo per me ovviamente) da farmi avere il terrore di fallire ancora e mi fanno vivere male qualunque defaillance. Mia e delle persone che mi sono care. Anche se poi fallimenti non sono.
Mi spiego con qualche esempio. Negli ultimi mesi ho inviato decine e decine di miei prodotti, alcuni, come le cornici o le palline di Natale con MiniMe lego, anche piuttosto delicati. Nonostante la cura nell’imballaggio, dei pezzi sono arrivati danneggiati. Non era colpa mia e comunque ho fatto il possibile per rimediare, eppure l’ho vissuto come un fallimento. Senza appello.

 

O ancora: un’insufficienza presa da mio figlio a scuola (che poi non è mica un fallimento), un errore sul lavoro (può capitare): tutto mi destabilizza, mi mette ansia, mi fa provare sensazioni (anche fisiche) estremamente spiacevoli. La sensazione della terra che manca sotto i piedi, l’ansia di non farcela, la paura del giudizio altrui, la frustrazione, l’impotenza, il senso di inadeguatezza, la voglia di mollare tutto e non rischiare più.
Quanto male siamo in grado di fare a noi stessi. Rendersene conto è già un passo ma uscire dal meccanismo perverso non è affatto facile.

Mai usare la parola fallimento

 

Così ho “chiesto aiuto al web”.. per quel che vale.
Ho capito innanzitutto che la parola fallimento non dovrebbe essere neanche usata. Perché fallimento è qualcosa di definitivo e irrimediabile. Gli errori no.
E poi che ci sono stati “fallimenti” illustri nella storia, che si sono trasformati in successi incredibili.


Thomas Edison, il celebre inventore della lampadina, tanto per citarne uno, fece diversi tentativi prima di arrivare a questo risultato. Quando gli chiesero perché non si fosse arreso dopo tanti errori, disse: «Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato».
E allora, volete sapere cosa dicono gli esperti? Che ci sono alcuni step imprescindibili per trasformare un errore in una possibilità.

Impariamo a trasformare un errore in una possibilità

Per poter imparare dagli errori, innanzitutto, bisogna analizzare nella maniera più oggettiva possibile ciò che è successo. Cosa ho sbagliato? Quali elementi dipendevano da me? Quali sono stati i fattori esterni?
A questo punto sforzarsi di riconsiderare il fallimento in termini positivi. Sembra impossibile però non lo è, bisogna cercare la parte positiva del fallimento.
Smettere di colpevolizzarsi e di punirsi per ciò che è successo Se non possiamo attribuire agli altri i nostri fallimenti, neanche è troppo realistico pensare che dipenda tutto da noi. Analizzando la situazione, dobbiamo farci carico delle nostra responsabilità ma anche attribuirne una parte agli altri. Sdrammatizzare la situazione e/o accettare ciò che è successo perché avolte diamo troppa importanza all’errore commesso quando in realtà non è successo niente di che. Dopo aver analizzato la situazione, aver fatto autocritica, imparato dagli errori e sdrammatizzato, il passo seguente è rivalutare la situazione e cercare nuove mete o obiettivi. I fallimenti ci servono anche per cambiare aspetti della nostra vita. Magari è l’occasione per pensare a ciò che ci farebbe felice o quali obiettivi ci piacerebbe raggiungere.

Storie di famosi insuccessi

Se poi l’esempio di insuccesso/successo di Thomas Edison non ti è bastato, eccone altri:
1- Henry Ford Prima di giungere al successo ed arrivare a costruire il suo primo modello di automobile (chiamata Modello A) fallì diverse volte a tal punto che fu radiato dall’industria automobilistica. Eppure non si arrese e fece tesoro di quei fallimenti imparando proprio dagli errori commessi.
2- Abraham Lincoln Prima di diventare presidente degli Stati Uniti d’America ha dovuto sopportare un’enormità di fallimenti, errori, crolli psicologici e innumerevoli tentativi. Dai 31 anni ai 60 quest’uomo ha sopportato fallimenti, sconfitte ed eventi traumatici non indifferenti. Chiunque al suo posto avrebbe mollato. Lui non ha mollato.
3- Chris Gardner Ha ispirato il film “La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino con Will Smith ed ha vissuto la sua crisi personale in povertà e con un figlio a carico. Ha passato anni davvero bui come senzatetto e dormendo dove capitava (aeroporti, parcheggi, nel suo stesso ufficio, sui trasporti pubblici e perfino in un bagno chiuso della BART). Oggi Chris ha un patrimonio netto di circa 60 Milioni di dollari.
4- Albert Einstein Padre della teoria della relatività, da piccolo le sue performance scolastiche erano così scarse da essere considerato lento e mentalmente mediocre. Ha vinto il Nobel per aver scoperto alcune tra le più entusiasmanti teorie della fisica.
5- Sylvester Stallone Lui stesso ha dichiarato: “La mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi“. È uno degli attori più famosi di sempre.

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